Nel centenario della nascita di Cesare Pavese e il settantennale di Luigi Tenco

Pavese e Tenco "Un dialogo possibile nel futuro di ieri"

…Perché Cesare Pavese e Luigi Tenco? Forse non ci sono i perché. Inutile cercare i motivi, la storia è tutta in uno sguardo…

Non ci sono risposte, o meglio ci sono sfumature, affinità sottilissime tra me e questi due “ragazzi di ieri”.

Ho sentito fortemente di colorare ancora una volta la musica e la poesia, la profonda musica e sempre attuale poesia di questi grandi artisti e silenziosi comunicatori.

Il colore che viaggia di pari passo alle note, alla letteratura, ai modi di vivere, di porsi e di imporsi, perché a mio modesto avviso fare arte, essere artista oggi, vivere di fantasia è anche uno stile di vita, uno stile che richiede disciplina, caparbietà, costanza meticolosa e attenta; l’arte della pazienza…!

Pavese e Tenco: “Un dialogo possibile nel futuro di ieri” il titolo di questo mio nuovo percorso pittorico, come ideale per alimentare metaforicamente un dialogo in questa era di usa, getta e dimentica, di superficialità e di pressappochismo, un veicolo che sia soprattutto quello specchio che serve per riflettere al meglio il nostro futuro.

Così, con intenso piacere ritorno sui miei passi, alle scorribande nelle Langhe, Ricaldone e S. Stefano Belbo, due paesi così vicini, “i luoghi dell’anima”, i “paesi della memoria” nei respiri di chi ha vissuto e dove mi ci sono perso tanti anni fa quando la mia giovane età e l’entusiasmo viaggiavano spediti senza freni (ora non è cambiato nulla) facendomi approdare su questi bricchi incantati, in questi vigneti dove tuttora ritrovo le mie colline lombarde. Rivedo il nostro vigneto tenuto ordinato come un salotto da mio padre, sento l’antico odore di verderame, le voci nei giorni di vendemmia; rivivo l’estate dorata a perdersi tra i filari arabescati dal sole.

Ritorno sui miei passi con questi due autori che hanno lasciato una traccia indelebile del loro breve percorso… Un modo di pensare, per questo Pavese e Tenco, due poeti della mia colonna sonora con i quali sento di essere fuori dal coro, estraneo e lontano da tutte le banalità del mondo che le mode, i dogmi e i giorni d’oggi ci propinano…!

A modo mio voglio ricordarli così, quest’anno cade il centenario della nascita di Cesare Pavese e il settantennale di quella di Luigi Tenco, voglio rendere omaggio a coloro che ritrovo nei miei soliloqui, nelle sere di luna sul mare, nel cielo del futuro, nelle nuvole che nascono per poi sciogliersi e farci riflettere…!

Un omaggio a chi ha pagato con la vita il peso dell’inadeguatezza. A loro che ritrovo così naturalmente quando apro un libro o ascolto religiosamente una canzone…! Quando il silenzio vale più di mille dialoghi e la solitudine è più dignitosa, costruttiva e autentica di qualsiasi altro compromesso, di qualsiasi circostanza e tradizione dettata e imposta dal branco…!

Come afferma Checov: dove c’è talento non c’è solitudine, non c’è vecchiaia e anche la morte è un male relativo…!

                                                                                         Cesare Ravasio

                                                                                        Gennaio 2008

 

 

L’ISOLA IN COLLINA

Al maestro Cesare Ravasio, che sogna e dipinge pensando alla poesia di Cesare Pavese ed alla musica di Luigi Tenco, auguro il successo più sincero e più affettuoso per la bella mostra presso le sale del Cepam di S. Stefano Belbo.

Nei due anniversari, che abbiamo nel cuore e nella mente e che ci fanno pensare e meditare, e cioè a cento anni dalla nascita di Pavese e a settanta da quella di Tenco, ricordare questi due grandi artisti con le opere di un pittore che sente sfumature sottili ed affinità profonde con loro, è un fatto straordinario di cultura e arte.

I paesi stupendi della memoria e dell’ispirazione, contati da Pavese e Tenco, sono immersi nel Monferrato acquese e nelle Langhe cuneesi.

Ricaldone (AL), circondato da vigneti pregiati distesi in colline dolci ed ondeggianti, è diventato “L’isola in collina”, la memoria immortale di Luigi Tenco, il luogo dell’anima, ma anche il simbolo più attraente dell’Alto Monferrato,”L’esultante di castella e vigne suol d’Aleramo”, secondo il famoso verso del Carducci, e S. Stefano Belbo (CN) non è solo il paese natio di Pavese, dalle colline più aspre e dal fascino struggente, che si affacciano sul Belbo, ma soprattutto il nido, il luogo dell’infanzia, delle prime amicizie, del sogno lontano, della fuga in cerca di evasione, di quella straordinaria, stupenda poesia, “I mari del Sud”, e di romanzi indimenticabili.

Sono queste le vere radici, eredità lontane e profonde, che hanno dato ispirazione alle opere altissime di Pavese e Tenco, e che, oggi, infondono una sottile e penetrante vena creatrice alle opere di Cesare Ravasio, presenti in questa mostra affascinante e prestigiosa.

Grazie ed “ad majora”, caro maestro Ravasio, per questo momento di arte e cultura, che a voluto dedicare a tutti noi.

La cultura come Musa della nostra vita, ma anche come impegno costante per creare, in questa fase drammatica dell’umanità, un modo diverso e migliore di giustizia e pace.

                                                                 Prof. Adriano Icardi

                    Presidente del Consiglio della Provincia di Alessandria

                                                                           Febbraio 2008  

         

SORRISI, SFUMATURE E RICORDI

Mi sono fermato a lungo riflettendo su tante cose, rivedendo alla moviola innumerevoli sequenze che mi hanno fatto le ossa, lasciando segni d’esistenza positivi e negativi…

Questi frammenti di colore per chi mi ricorda e per chi mi ha dimenticato, per chi mi ha capito e per chi mi ha frainteso…! Per gli azzurri sorrisi del mar Ligure, per le notti in riviera, alle “sere dell’anima” di Noli, cullate negli abissi del cuore con le sue stelle nascenti, carezze di seta.

Per quel che ho dato e ricevuto…A Claudio Chieffo:un ricordo di poesia accesa nei sensi dell’eternità!

A Beppe Agosti, G. Mario Zana e Claudio Breno, tre voci fuori dal coro!

Per Alessandro che ha saputo attendere!

A Kris che mi segue con amore e delicatezza!

All’amico Bruno Lauzi, cantore della vita!

A Ricky Gianco, Sergio Endrigo, Claudio Lolli, Mia Martini, Fabrizio Scheda, Piero Ciampi, Alessio Colombini, Yvan Cattaneo, Lucio Quarantotto, Cesare Pavese e Luigi Tenco!

Al Prof. Luigi Gatti direttore della Casa Natale di Cesare Pavese, al Senatore Adriano Icardi, a tutti gli amici di S. Stefano Belbo, di Ricaldone e Volpedo!

All’amico Mario Dentone, attento studioso di Luigi Tenco!

A Bruno Rusconi, Renzo, Ines, Anna Maria Grifoni, per loro, un giorno di sole!

A Cesarina e Maria Luisa Sini, nipoti di Cesare Pavese!

A Santo Nalbone che ha creduto in me!

All’amico fotografo Yvan Merlo per la preziosa collaborazione!

A Pinolo Scaglione (Nuto)i miei ossequi!

Un grazie particolare alla famiglia Tenco, Graziella, Patrizia e Giuseppe per l’elegante disponibilità!

A mio padre che non mi ha mai ostacolato, alle cose andate e alle cose che verranno…

Per tutti i miei allievi, per tutto ciò, per le passioni intense di una luna sul mare che mi hanno aiutato a vivere lontano dal tempo, da questo tempo lontano…!

                                                                       Cesare Ravasio

                                                                         Gennaio 2008

 

UN INNO ALLA VITA TRA LUCE E COLORI

Tenco e Pavese, De André e Sbarbaro: nomi di poeti e di cantautori che accomunano il Piemonte e la Liguria nel nome della cultura. Radici lontane e vicine che fanno da scenario ai dipinti di un’artista che ama amalgamare l’arte alla poesia, che sa magistralmente interpretare i limpidi colori delle marine liguri e i verdi paesaggi delle colline piemontesi in una contaminazione di luce, di gioia, in un misto tra realtà e fantasia che inneggia alla vita.

Il maestro Cesare Ravasio, attraverso una mostra dal grande fascino visivo, ci prende quasi per mano e ci conduce, attraverso itinerari percorsi da milioni di passi, in un mondo in cui lo stupore fa riaffiorare la memoria di luoghi e di tempi che richiamano la musicalità delle parole della poesia, con colori che si fondono, dolci e delicati, tra il cielo e la terra, tra promontori e colline, che richiamano le nostre radici e che hanno il sapore d’antico.

Sono, come le definiva Proust, quelle ”intermittenze della memoria” che Ravasio riesce a “catturare” e ad elaborare con sapiente magia e appassionata regia, offrendole allo sguardo dall’osservatore.

Ed è proprio nell’osservazione diretta della natura che l’artista sa trarre la massima ispirazione per le sue opere pittoriche. La natura, di cui si avverte il fremito nelle tele, sa guidarlo attraverso gli equilibri e le armonie, sino al realismo nei colori e negli effetti della luce.

In questa varietà di sguardi, il fruitore potrà trovare queste emozioni in un gioioso tripudio di maestria e di luce.

                                                                         Marco Delpino

                                                                     Giornalista ed editore

                                                              Fondatore della “Tigulliana”

               E del Premio Internazionale “Santa Margherita Ligure - Golfo del Tigullio”

                                                                                                     Febbraio 2008

 

Il SOGNO PRESENTE E L’IDEA DEL PASSATO

Conosco Cesare Pavese dai suoi scritti. Luigi Tenco era invece un amico!

Cesare Ravasio ha dato modo a due persone così distanti di avvicinarsi attraverso una terza forma d’arte. Conosco Cesare da tanti anni e lo seguo nelle sue continue evoluzioni…Solo la sua acuta sensibilità ha permesso che si realizzasse questo prezioso evento…!

                                          

                                                                                         Ricky Gianco

                                                                                         Marzo 2008

 

2008: PAVESE E TENCO,

DUE COMPLEANNI COSI’ DIVERSI E COSI’ UGUALI.

             

Cesare Ravasio tiene fede, con questa sua opera pittorica, a un impegno assunto con la cultura ma soprattutto con se stesso, affiancare nella sua fatica artistica due straordinarie figure della nostra cultura letteraria e musicale. Insomma, Ravasio, pittore, col suo strumento artistico, il pennello, rende omaggio alla penna di Cesare Pavese, nell’anno centenario della nascita, e alla tastiera di Luigi Tenco, nel settantesimo, entrambi morti suicidi in giovanissima età, quarantadue anni il primo, addirittura ventinove il secondo. Entrambi talmente innamorati della vita (è il destino dei suicidi) da giungere a respingerla da se stessi. Perché la vita di chi se ne sente inadatto, in un mondo diverso da quello inseguito nei sogni (l’acchiappanuvole tenchiano e il sognatore dei Mari del Sud di Pavese), un mondo anzi che respinge i sognatori e i puri dentro quella “prigione di vetro” (da un verso di Tenco) dove tutto si vede, si soffre, ma che crea la voragine della solitudine fra la gente (ed è la peggiore solitudine), quella è una vita non vita.

Pavese scrisse, “Val la pena esser soli per essere sempre più soli?”. Eccola, la solitudine, è la solitudine di chi nel mondo finché ha potuto ha lottato, ha cercato anche una mano pronta, ma la solitudine non porge mani, e il “vizio assurdo” della vita a ogni costo lascia il posto alla resa, all’altro “vizio assurdo” della morte sempre lì, quasi agognata.

Tenco concluse una delle sue più belle canzoni di solitudine, (e una delle più belle in assoluto nella storia), Un giorno dopo l’altro, con questi due versi: “Un giorno dopo l’altro la vita se ne va / e la speranza ormai è un’abitudine”. E Pavese scrisse, in una delle sue ultime lettere a un’amica dell’ennesimo innamoramento fallito, annunciando in qualche modo il proprio suicidio sempre rinviato: “a ventott’anni quando, risoluto di uccidermi per non so che delusione, non lo feci – ero curioso dell’indomani”. Ecco, quando la speranza diventa abitudine, non è più speranza, così come quando viene meno la curiosità dell’indomani, la vita non ha più curiosità… E la solitudine si riempie di morte, di sipario chiuso.

I dipinti di Cesare Ravasio ripercorrono i ritratti di Pavese e di Tenco proprio nella loro splendida e insieme tragica solitudine, le loro espressioni anche serene, pensose, talvolta però anche tormentate, ci guardano quasi in evanescenza, come soltanto ad assistere da estranei, ormai, alla nostra scena nel mondo che a loro non appartiene più. Ed è dura, per noi, guardare quelle tele, quei volti straordinari, pur consolandoci, se può servirci, che se il mondo non appartiene più a loro, essi appartengono, eccome, al nostro mondo, e a noi, e ne sentiamo col tempo crescere la mancanza.

Ebbene, nei colori, nei graffi segnici di Ravasio, nelle tinte spesso forti, giocate su simboli e sogni, si scruta l’irrealizzabile di quelle due utopie poetiche, che comunque non saranno mai sconfitte, forse mai realizzate, ma che ci costringono a leggere e ascoltare comunque due straordinari poeti.

                                                                                   Mario Dentone

                                                                                   Febbraio 2008